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PROVE DI RESISTENZA IMPOSTE DAL PADRE


di sottodite
10.12.2011    |    17.106    |    1 4.9
"Massimo andò di corsa in bagno e si mise davanti al water a mingere, Ruggero lo seguì e si mise a guardare..."
Ruggero era un bellissimo uomo, aveva 35 anni, era separato dalla moglie, perchè curava il figlio coccolandolo troppo, diceva lui, e così facendo lo avrebbe cresciuto come una femminuccia, facendolo diventare un finocchietto. Così lo cresceva lui, con molta severità, e il figlioletto Massimo, lo ammirava e lo amava molto per la sua durezza e virilità, che lo portava ad essere violento ed intransigente nell’ educazione del figlio, proprio per farlo crescere forte e resistente, ed il figlio accettava questo e gli piaceva molto anche essere punito dal padre duramente. Una giorno Ruggero disse a Massimo che aveva oramai l’ età giusta per sopportare delle dure prove di resistenza in modo da diventare un vero uomo, e gli annunciò che tutti i Venerdì notte e i Sabato Massimo avrebbe dovuto passare le notti fino al mattino, nella camera del padre, sottomettendosi a queste dure prove, dal prossimo fine settimana. Massimo acconsentì molto felicemente, sia perchè gli piaceva dormire col padre, sia perchè reputava giusto che il padre, sottoponendolo a queste prove, sarebbe stato fiero di lui. Così quel Venerdì, dopo mangiato la sera, il padre si trovava disteso sul letto della sua camera a fumare, a bere e a guardare, al solito, dei video porno, e Massimo timidamente si presentò in camera del padre, ubbidiente dicendo: - “ Eccomi papà, sono pronto stanotte a fare quello che vuoi...”. Il padre sorrise sadicamente, molto compiaciuto della sottomissione del figlioletto, si sentì intenerito della sua dolcezza quasi femminea. - “ Bene, Massimo, allora possiamo cominciare. Mettiti nudo davanti a me e fammi vedere se sei diventato un uomo. Mostrami il pisellino, vediamo se è duro da vero maschio.” Massimo con timidezza verginale si spogliò davanti agli occhi indagatori e sarcastici del padre Ruggero, che lo scrutavano con severità. Ruggero era disteso sul grande lettone, era vestito, a piedi nudi ( portava un’ enorme 52 davvero da vero Macho! ) e fumava una sigaretta con noncuranza, mentre lo osservava denudarsi. Il pisellino di Massimo uscì fuori piccolino e molle, sgusciando dalle mutandine, mentre se le sfilava, ed il padre rise di scherno divertito: - “ Che piccolino pisellino che hai ancora. Ma se lo si tocca, diventerà grosso e duro. Tu non te lo tocchi ancora ? “ Chiese con tracotanza e volgarità. – “ No, papà, mai “ sussurrò Massimo.- ” Che scemo che sei, un vero uomo se lo tocca spesso! Anch’ io che sono grande spesso lo tengo in mano, quando piscio e non solo. Una di queste notte te lo faccio vedere e tremerai a vedere un arnese così grosso, lungo e durissimo come il ferro! “ disse violentemente Ruggero. – “ Provi ad andare a fare la pipì? “ Gli ordinò. – “ Ma non credo che mi scappi, papà “ –“ Fila in bagno, toccatelo e mingi e vedrai che un po’ di pipì uscirà! “ Ordinò con prepotenza Ruggero. Massimo andò di corsa in bagno e si mise davanti al water a mingere, Ruggero lo seguì e si mise a guardare. – “ E mingi, cretino! “ Gridò, vedendo che a Massimo non usciva nemmeno una goccia. Poi con violenza allungò il piedone 52 nudo e coll’ alluce toccò il pisellino facendolo andare in su e giù. A quel contatto il pisellino si irrigidì e dopo un poco uscì un po’ di liquido giallo. – “ Hai visto, idiota, che bastava tu lo toccassi, per far uscire la pipì? Disse Ruggero arrabbiato. – “ Veramente è stato il tuo piede che l’ ha toccato a farmi sentire lo stimolo... “ Protestò timidissimo il figlio. – “ Va bene, vuol dire che quando andrai in bagno a fare la pipì, ti toccherò sempre coll’ allucione grande che ho, che è più grande del tuo pisellino, cretino!!! – Gridò Ruggero. Finita la poca pipì, l’ alluce di Ruggerò scrollò il pisellino per farlo sgocciolare. – “ E adesso torniamo in camera e iniziamo la 1° prova dura di resistenza! – Disse il padre. “ Dunque, se il tuo pisello è un vero pisello da vero uomo, diventa duro e lungo e può sostenere il peso dei miei due grandi piedi, altrimenti si piega: vediamo se ne è capace... “ Così dicendo trastullò il pisellino di Massimo coi diti dei grandi piedi e il pisellino un po’ si indurì, per come poteva, eccitato per la prima volta dai piedi del papà, ma sentendosi molto vergognoso davanti agli occhi del papà, di farselo venire lungo e duro. – “ Ti vergogni, stupido? Sono tuo padre e sono il padrone di te e del tuo pisellino, come anche i miei piedi sono tuoi padroni. Sei davvero un cretinetto! Insomma si è un po’ indurito, non molto però: vediamo se riesce a sostenere i miei lunghi e pesanti piedoni. “ E così dicendo poggiò sulla cannetta di Massimo mezza indurita ed eccitata prima un piede, poi l’ altro sopra il primo; per Massimo il peso era insostenibile, i piedoni arrivavano quasi al naso del ragazzo e già si sentiva l’ odore del sudore che arrivava alle sue narici, gli veniva un po’ da vomitare, ma era tutto proteso e concentrato a tenere duro il pisellino, per sostenere i 2 piedoni che gli pesavano, ma pian piano il pisellino si piegò e tornò molle per il dolorino che sentiva. – “ Sei proprio un finocchietto incapace. Ti dovrò punire con un’ altra prova di resistenza, la 2° “ Disse il padre sogghignando. Allora gli legò i polsi dietro la schiena e col piede sulla testa lo spinse in ginocchio ai piedi del letto. – “ Allora, come prova di resistenza dovrai stare tutta la notte a respirare inginocchiato la puzza dei miei piedi non lavati da giorni, senza vomitare, mi raccomando! Forza sniffa bene e inala tutto l’ odore di maschio dei piedi di tuo padre, forza, lavativo! “ Costretto in ginocchio, ma con le mani legate dietro la schiena, Massimo iniziò a respirare tutto quel forte odore, che gli dava alla testa: era dolciastro ed amaro allo stesso tempo. Un po’ dava la nausea, un po’ invece eccitava, tanto che il pisellino, Massimo si accorse, che da sotto, mentre Ruggero non vedeva, si allungava, si rizzava e diventava duro. Ruggero, con i piedoni protesi ben bene verso il naso del figlio, si divertiva un mondo a sentirlo respirare ed inalare, e fumava beatamente guardandolo. Ruggero si accorse che questa cosa gli faceva diventare duro il pisello enorme, tanto che gli premeva sotto i pantaloni, era eccitato dalla situazione per la prima volta. Gli occhi gli divennero languido, sentì caldo nelle gote e il desiderio di masturbarsi, e di sborrare, ma era troppo presto per farlo, così chiuse gli occhi ad immaginare e si addormentò, dopo aver spento la sigaretta. Massimo rimase lì a sniffare, prima eccitato, poi estasiato anche lui si addormentò poggiando il naso e il viso tra i ditoni e i piedoni del papà. E così si fece mattina e la 1° notte delle prove di resistenza passò. Massimo si svegliò con dentro il naso il forte odore dei piedi sudati del padre, mentre Ruggero dormiva ancora beatamente disteso sul lettone. Mentre Massimo alzava la testa dai piedoni del papà, Ruggero si svegliò: - “ Buongiorno, Massimo. Bravo! Hai superato solo la 2° prova di resistenza: hai sniffato per tutta la notte senza vomitare o nausearti l’ odore del sudore dei piedi del papà. Certo, la prova di resistenza del pisellino non è stata superata, per cui stanotte altra prova, la 3° e altra punizione, ma il pisello è ancora piccolo e molle, vista l’ età, e di meglio non potevi fare. Il papà Ruggero slegò i polsi di Massimo ed insieme fecero colazione. Massimo non volle lavarsi il viso, ma il padre questo non lo sapeva, perchè gli piaceva molto restare nel naso con l’ odore dei piedi sudati del padre per tutto il giorno. E così arrivò la sera. Dopo mangiato, Massimo ubbidiente si presentò nella camera del padre, per la 2° notte e la 3° prova di resistenza. Ruggero era pronto e già eccitato nell’ attesa. Stava fumando una sigaretta e beveva un whisky beatamente. – “ Come 3° prova, devi intanto spogliarti nudo come al solito. Stavolta Massimo si spogliò di tutta fretta, contento di farsi vedere completamente nudo davanti agli occhi sardonici del padre eccitato: gli piaceva vedere il figlio nudo e sottomesso davanti alla sua volontà, si eccitava e per lui era un’ esperienza nuova; l’ enorme cazzo, sotto la patta dei pantaloni era già duro e pronto all’ uso, ma era troppo presto per tirarlo fuori e farlo vedere al figlio. Col piede enorme n° 52 nudo e pronto all’ uso, iniziò a titillare prima uno e poi l’ altro piccolo capezzolino roseo turgido e ritto del figlio. L’ enorme alluce possente smanettava sui due piccoli rigonfi, per renderli i più duri possibile. Quando per lui furono pronti, puntuti e duri, disse: - “ Ecco la 3° prova di resistenza. Devi sopportare in silenzio, e guai a te se esce anche solo un lamento dalla tua bocca: un vero uomo sopporta il dolore in silenzio e subisce senza lamenti da femminuccia. Mica sarai un finocchietto stronzo? “ – Detto questo passò lievemente sui capezzolini la punta della sigaretta, pian piano, prima su uno e poi su l’ altro, dopo avergli legato le mani, al solito, dietro la schiena, in modo da non poter reagire, e legato al letto, perchè non potesse allontanarsi. Massimo, prima sentì un lieve calore sulla punta dei capezzolini, che pian piano che bruciavano, diventava pungente e poi dolore lancinante, finchè i padre, sadicamente, spense la sigaretta, premendola a fondo sui 2 capezzolini. A quel punto il dolore divenne lancinante e Massimo non potè più trattenersi e lanciò un grido. Mentre Massimo apriva la bocca per gridare, Ruggero stava fumando a metà un’ altra sigaretta che aveva appena accesa, e con aria contrariata ed arrabbiata gridò: - “ T’ avevo detto di sopportare in silenzio, finocchio di merda! Adesso vedi come ti punisco! Ingoia bene e butta giù fin dentro alla stomaco! Toh! “ – E infilò la sigaretta accesa nella bocca aperta di Massimo, che ingoiò ubbidiente e deglutì. Il ragazzo sentì un bruciore che passava dalla gola allo stomaco, che diventava sempre più forte e lancinante finchè cessò, perchè la sigaretta accesa si era spenta dentro il suo stomaco. Ma il padre fu subito pronto ad accendere una nuova sigaretta, che fumò per un poco e poi, col piede nudo, pose l’ alluce sul naso di Massimo e glielo premette, otturandolo, così il ragazzo, per poter respirare dovette aprire la bocca e Ruggero fu prontissimo a gettargli la sigaretta accesa in gola, gli chiuse la bocca coll’ altro piede e disse violento: - “ Ingoia, finocchietto e soffri e resisti!!! “ – Massimo fu costretto ad ingoiare e deglutire, obbligato dall’ ordine del padre autoritario ma anche dai due piedoni che non lo facevano più respirare. Sentì ancora il lieve bruciore nella gola, diventare sempre più atroce e lancinante per poi terminare, spegnendosi la sigaretta dentro lo stomaco. Liberato dai piedoni del padre allora il ragazzo lanciò un lungo urlo di dolore, dopo essersi ingoiato ben due sigarette accese. – “ Finocchietto di merda, ancora gridi, dopo che ti ho ordinato di sopportare in silenzio? Ma che maschio sei? Così si sopporta il dolore, come le femminucce e i finocchiacci? – Gridò il padre furioso. – “ Allora ulteriore prova e punizione!!! “ – Disse Ruggero, ridendo. Accese allora ben 2 sigarette contemporaneamente e le infilò lentamente nelle narici del naso del ragazzino. – “ Così respirerai solo il mio fumo!! “ – Disse Ruggero con sarcasmo sadicamente. Massimo, che aveva infilate le due sigarette accese nel naso, aprì la bocca, e da questa e da entrambe le orecchie uscì un po’ di fumo, che presto finì, perchè in breve tempo, le sigarette si spensero. – “ Ma non ho ancora finito colle sigarette. Ruggero accese un’ altra sigaretta, che fumò lentamente per un po’, poi prese in mano il piccolo pisellino di Massimo, lo titillò un po’ in modo da farlo diventare un po’ ritto e duretto e lentissimamente, infilò la punta della sigaretta accesa nel buchino del pisellino semi molle, e man mano dava dei colpetti col dito del pollice, in modo che la sigaretta si introducesse piano piano nella cannula del pisellino, bruciacchiandolo lentamente, per poi spegnersi, al contatto col bagnato che era all’ interno del pisellino eccitato. Massimo dapprima sentì come una pungitura, poi un po’ di bruciore e infine il solito dolore lancinante, stavolta dentro il pisellino bruciacchiato, tentò di trattenersi, smaniando e gemendo per non gridare, ma alla fine gettò di nuovo un grande urlo. – “ Ma allora sei proprio un finocchio lavativo, che non sa sopportare nemmeno un po’ di dolore, checchina di merda!! “ – Disse il papà deluso e schifato. – “ Ma che razza di figlio ho fatto? Bene, non rimane che un’ altra prova punitiva da infliggerti. “ – Disse risoluto e minaccioso Ruggero. Massimo stava già tremando sia per il dolore rimasto nello stomaco, in gola e dentro al pisellino, sia nell’ attesa della nuova prova di resistenza. – “ Immagino che adesso ti scappi forte la pipì. “ – Disse Ruggero. – “ Ebbene devi trattenerla per 3 ore, nulla di meno. Ti aiuterò io col mio piede. “ – E Ruggero spinse col piede sulla testa Massimo costringendolo a stare in ginocchio accosciato, col pisellino molto provato che stava steso sul pavimento, molle ed inerte. Coll’ alluce chiuse la punta del molle pisellino, premendola, per evitare di fare la pipì e aiutare il figlio a trattenerla. Ma per dispetto, coll’ altro enorme piede iniziò a titillare la pelle del pisellino, facendola andare in su e giù, masturbandolo lentamente. Massimo sentiva un piacere immenso, misto al dolore per il pisellino indolenzito, e si lasciò andare all’ enorme piacere, anche se poi lo stimolo a mingere ed urinare diventava sempre più forte. La cosa durò esattamente 3 ore, e Massimo era estasiato dal piacere e dallo stimolo, dovuto alla masturbazione col piedone del padre, che coll’ alluce gli chiudeva il buchino, evitando che urinasse. Allo scoccare delle 3 ore, Ruggero smise di titillare il pisello e lasciò andare la punta di questo, che premeva coll’ alluce, e dal pisellino uscirono delle gocce di pipì. – “ Adesso puoi andare a pisciare, scemo. Sei stato davvero bravo a trattenere lo stimolo di fare la pipì! “ – Disse fiero il papà. Mentre Massimo urinava in bagno, con un po’ di dolore per lo sforzo subito nel trattenere e per il pisellino indolenzito dalle bruciature, il padre lo stava a guardare e disse. – “ Ma adesso ti tocca la prova che dura tutta la notte, anche perchè hai gridato e ti era stato proibito da me! “ -. Legò il figlioletto, al solito ai piedi del lettone, colle mani dietro la schiena, in modo che non poteva resistere o ribellarsi, si stese sul letto, coi piedoni vicino al viso del ragazzo e disse: - “ E adesso tocca a te fare un bel lavaggio colla lingua dei miei piedi non lavati da almeno un mese! Ma bada bene, che oltre a lavarli colla tua linguetta da finocchio, e lambirli bene fino a completa pulizia, vedi che tra i diti c’ è dello sporco, delle caccole, del nero e residui delle calze di lana, no? Io che sono un vero maschio, i piedi non me li lavo davvero mai, per cui sono proprio fetidi, a qualcuno farebbero davvero schifo, sia per la puzza, che per il sudore e lo sporco depositato. Tu, oltre che lavarli colla lingua, devi ingoiare e lappare bene tutto lo sporco residuo tra i diti, e devono essere puliti e lindi, come col sapone, invece colla saliva della tua linguetta da checchina! Se ti fa schifo, affari tuoi. Incomincia, svelto! “ – A questo ordine, Massimo, molto disgustato, ma senza darlo a vedere iniziò timidamente a lambire colla lingua prima le piante lerce dei piedi paterni, poi gli enormi ditoni n° 52, che così vicino al suo viso, sembravano giganti. Infine tra i diti lappò tutto lo sporco e ingoiava tutto, non senza dei conati di vomito, all’ inizio, ma poi ci prese molto gusto: il sapore era aspro e pungente, a tratti dolciastro ed acre insieme, una goduria! insieme alla puzza fortissima di maschio sudore e al sapore inimmaginabile delle caccole dei piedoni, enormi, nere e giallastre, tra i ditoni paterni. Il sapore dei piedi enormi del padre era buonissimo, era collosi e giallastri ed umidicci di sudore, che mentre leccava tornavano a sudare e ad odorare in maniera fortissima: un odore acre, dolciastro, amaro e forte di vero maschiaccio! Ci prese davvero gusto e si eccitò: il pisellino si indurì, si ergè e divenne lungo e duretto. Mentre Massimo mangiava e gli leccava tutto il sudore dei piedi, il padre Ruggero si godeva lo spettacolo beatamente sdraiato, da padrone e sovrano, rideva e si divertiva e sentì il suo enorme uccello indurirsi e premere dentro i pantaloni. Quello era il momento giusto, pensò Ruggero, e lentamente se lo tirò fuori, enome, lungo, durissimo, che si ergeva davanti al figlio in tutta la sua possenza e forza virile! – “ Vedi che nerchia enorme e durissima ha tuo padre! “ – Disse colla voce arrochita dall’ eccitazione il papà. Massimo a vedere tanta potenza si sentì l’ acquolina in bocca, sentì il desiderio di leccarlo e pomparlo e vederne uscire l’ abbondantissimo liquido colloso e bianco che hanno i veri maschi, per poi volerlo ingoiare e sentirne il sapore! Ruggero capì tutto, eccitatissimo iniziò a menarselo prima molto lentamente, poi sempre con più violenza. Massimo leccava i piedoni ed ingoiava lo sporco con cura, estasiato e guardava la masturbazione del padre da vero maschio virile. – “ Ecco, adesso i piedi sono puliti a dovere. “ – Disse il padre con eccitazione, mentre continuava a menarsi. – “ Adesso nuova prova di resistenza come punizione: ingoia il più possibile, prima uno dei miei piedoni, quasi fin dentro la gola e lo stomaco, e poi insieme prova ad ingoiare un po’ anche l’ altro, vediamo se la tua bocchina spalancata da checchina, riesce a contenere entrambi i miei piedi bene dentro!! “ – Ordinò il padre prepotente, e con forza gli infilò in bocca il piede destro forzando senza pietà. Poi coll’ altro piede gli chiuse le narici del naso, cosicchè, per respirare, Massimo dovette spalancare la bocca il più possibile. Poi Ruggero, menandosi il cazzone come un forsennato eccitatissimo dalla nuova situazione che aveva inventato, introdusse lentamente i ditoni dell’ altro piedone in bocca al malcapitato Massimo, che con voluttà ingoiava per quanto gli era possibile. I piedoni erano quasi entrambi introdotti dentro la bocca spalancata all’ inverosimile dal figlio e sia Massimo che il papà erano stupiti felicemente di quanto il ragazzo riuscisse a contenere ed introdurre i 2 enormi piedi in gola, fin quasi dentro lo stomaco. Ruggero soddisfatto era quasi giunto all’ estremo piacere, Massimo godeva come un pazzo, quasi colla bocca squartata da quei due enormi piedoni nella gola, il cazzettino da molle gli era diventato lungo e durissimo, come mai prima,ritto come un fuso. – “ E adesso un po’ di refrigerio per te, figlio finocchio di merda! Te lo meriti, sei stato superbravo!!! “ – Gridò al parossismo dell’ eccitazione il padre. Allora sfilò di botto i due piedoni dalla gola del figlio, che restò colla bocca spalancata. – “ Toh, bevi tutto e rifocillati colla mia sbroda! “ – Gridò Ruggero, mentre gli uscì un lungo fiotto dall’ uccellone ritto e puntuto, che schizzò da lontano proprio dentro la bocca spalancata del figlio. – “ E tutto devi ingoiare, nemmeno una goccia si deve disperdere, muoviti e ingoia, lavativo!! “ – Sborrò il padre con l’ estremo piacere, man mano a schizzi abbondanti, che sembravano non finire mai, mentre la bocca di Massimo li ingoiava e beveva con estremo piacere. Quando la sborra sembrò smettere di schizzare, dal buco uscì un fiotto lento che colava sull’ asta ancora turgida e tesa del padre, allora Massimo, di sua iniziativa, avvicinò la bocca e la lingua all’ asta ritta del padre e leccò ed ingoiò tutto l’ amaro e dolciastro succo paterno, senza farne disperdere una goccia fuori dalla sua boccuccia. Infine, si avvicinò alla punta e al buco del cazzone del padre, e succhiò e lambì le gocce residue con cura, ingoiandole tutte nello stomaco. – “ Vedo che ti piace, finocchietto dolce! “ – Mormorò il padre stanco, appagato e soddisfatto del lavoro spontaneo del figlioletto. - “ Ho un altro regalo da farti, che ti disseterà e rifocillerà assai!!! “ – Disse il padre, spossato dall’ enome piacere appena goduto. – “ Resta colla boccuccia da checchina aperta e bevi tutto! “ - Massimo ubbidì con gioia, e allora dall’ uccellone un po’ sgonfio del papà, schizzò un po’ di piscia all’ inizio, nella sua gola. Ne assaporò prima il sapore amaro e salato misto all’ ultima sborra rimasta, poi il fiotto si fece più regolare e la piscia fiottò nella sua gola con regolarità ed abbondanza. Massimo la bevve tutta con ingordigia, Ruggero mingeva con gusto sogghignando e tenendo colla mano l’ uccellone e i fiotto d’ urina ben centrati nella gola del figlioletto. Il fiotto sembrava non finire mai, era abbondantissimo e lavò tutta la gola e lo stomaco infiammati di Massimo, non voleva finisse mai, era buonissima e dissetava la sua arsura erotica ed eccitata. Poi il figlio, al solito, ciucciò ed ingoiò direttamente dal buco le ultime gocce di urina del padre rimaste. – “ Bene, sei stato superbo e bravissimo: un po’ finocchio, ma mi va bene. Stavolta ti farò un premio per le ultime ore della notte. Mentre io dormirò, perchè sono davvero stanco, tu dormirai, sempre legato ai piedi del letto, con in bocca i miei piedi, fino al mio risveglio “ -. E così Ruggero si addormentò, con i piedoni immersi nella bocca del figlio, che anche lui si assopì, estasiato e stanco. Al mattino Massimo si svegliò estasiato, con in bocca tutti i meravigliosi sapori del padre. Anche Ruggero si svegliò, molto contento della sottomissione del figlio e furono molto allegri per tutta la settimana, in attesa del prossimo weekendo di prove di resistenza. Finalmente arrivò il tanto atteso per entrambi Venerdì. – “ Stanotte prove più dure e ardue, figlio mio “ – Sembrava che il padre si fosse un po’ addolcito col povero figlioletto.Come al solito gli legò i polsi dietro la schiena, nudo davanti a lui, che fumava. Nell’ accendersi la sigaretta usava i fiammiferi. – “ Anche stanotte non voglio sentire gridare quando sentirai dolore, ok? “ – “ Certo, papà “ – Rispose il ragazzo. Accendendosi la sigaretta, quando il fiammifero si era appena spento, lo introdusse lentamente nel buchino del pisellino di Massimo. Il ragazzo sentì prima come una pungitura, poi bruciare e infine un dolore lancinante. Ma si trattenne e il padre molto soddisfatto, lentamente col dito introdusse il fiammifero fino in fondo alla cannula del pisellino, poi di netto lo sfilò via e Alex trasalì dal dolore improvviso. Poi, Ruggero, compiaciuto, ripetè l’ esperimento col fiammifero, ma Massimo resistette al dolore ancora in silenzio. Allora il papà introdusse la sigaretta ancora accesa prima la punta nel buchino del pisello, poi sempre più dentro fino a farla spegnere all’ interno della cannetta dell’ uccello. Al solito Massimo sentì come una pungitura, poi bruciare ed infine un dolore enorme. Non gridò ma mugolò, trattenendosi, cercando di muoversi per la smania e il dolore interno e gemette. – “ Idiota finocchio! Cosa fai, ti lamenti? Non gridi ma uggioli come una cagna in calore? “ – gridò il padre arrabbiato. Stavolta ripetè l’ operazione con una sigaretta appena accesa, quindi più lunga che lentamente introdusse quasi fino in fondo all’ interno del pisellino indolenzito. Si spense molto dopo all’ interno, col contatto del bagnato dall’ eccitazione del ragazzo, che anche se sofferente, era eccitato dal dolore inflitto come punizione dal padre. Allora non resistette più e lanciò un urlo. – “ Sei proprio una mezzasega buono a niente. Checchina rancida! “ – Gridò inferocito il padre. – “ Allora una punizione estrema ti tocca! “ – Lo minacciò. – “ Vediamo se sai resistere!Finocchietto! “ – Intanto Ruggero si sfilò i calzini puzzolenti, madidi di sudore ed appiccicaticci e li infilò dentro la bocca di Massimo. – “ Così non potrai gridare davvero più!!! “ - . Poi coll’ alluce grande, grosso, largo e lungo del suo possente 52 di piede ordinò: - “ Apriti il pisellino, tirati su la pelle e mostrami il buchino aperto! “ – Massimo obbedì velocemente. Ruggero iniziò ad introdurre lentamente il grande alluce dentro al buchino indolenzito del figlio, glielo forzò sin da sgranarlo e allargarlo, ed entrò sempre di più lentamente nel buchino, introducendo l’ alluce intero dentro la cannula del povero pisellino: il pisellino si gonfiò, con dentro l’ enorme dito alluce, ed una volta introdotto iniziò a ravanare, girare, torturare l’ interno del pisellino, procurando dolore ma anche piacere, sollecitandolo al figlio. Massimo godeva e soffriva insieme; il dolore era insopportabile ma anche il piacere era insuperabile, non aveva mai provato un piacere simile. Il padre si divertiva ad introdursi sempre di più, quando sfondando e forzando il piselo del figlio, tanto che oltre che l’ allucione, Massimo si avvide di avere dentro anche un pezzo del piedone del padre: veniva posseduto dal piede del padre. Alla fine godette con lamenti, guaendo come una cagnetta in calore, dislinguendosi dal dolore-piacere. Il padre poi si stufò ed estrasse il dito e il piede dalla cannula del pisello del figlioletto di scatto. Al che Massimo lanciò un grido di dolore. Si guardò il pisellino malconcio, arrossato, aperto, sgranato, violato. – “ E adesso basta gridare: domani notte ti ho preparato una prova punizione coi fiocchi, ma non sarò da solo a procurartela! “ – Ed offeso ed adirato, lo lasciò lì legato, dolorante in piedi, si girò e si mise a dormire. Il giorno dopo Ruggero non parlo mai col figlio, si mostrò arrabbiato, duro, prepotente. Massimo si sentì umiliato e triste, ma adorava suo padre, gli piacevano le torture e gli abusi che lui gli procurava, la notte prima ne avrebbe voluti subire per tutta la notte ancora, perciò era triste. Arrivò finalmente la sera del Sabato. Verso le 23,00 si sentì suonare alla porta; il padre aprì ed entrarono 5 suoi amici operai muratori che lavoravano con lui. Due erano Slavi, altissimi con mani e piedi enormi, uno era Marocchino e gli altri 2 Italiani come il padre. Erano vestiti da lavoro, come se tornassero dopo una dura giornata di fatica, sudati e sporchi, senza essersi lavati e cambiati. – “ Vi aspettavo. Mio figlio non sa ancora che le prove di resistenza le farà con me insieme a voi ! “ – Così sentì dire Massimo, che ascoltava nella sua cameretta. – “ Bene, ci divertiremo davvero mettendo tuo figlio sotto, sarà un vero sollazzo stanotte. Ci piacciono le punizioni di gruppo, ci divertiremo un mondo! “ – Esclamarono entusiasti i 5 muratori. – “ Siamo venuti apposta senza lavarci e cambiarci: puzziamo come delle capre! “ – Sghignazzarono gli uomini. – “ Massimooo! Fila qui subito! Iniziano le prove! “ – Urlò il padre. Massimo arrivò di corsa trafelato ed ubbidiente. – “ Non sei ancora nudo, ragazzino? Muoviti a spogliarti che fra poco ci divertiamo ! Prenderemo spunto dalle nostre punizioni tradizionali dure e violente, colle quali puniamo i nostri figli deboli e finocchi! “ – Disse ironico uno degli Slavi. Massimo in un batti baleno era nudo davanti a loro 6. – “ Ma cos’ è quel cosino rancido e molle che hai davanti? E’ forse un cazzo? Certo a un finocchietto serve poco, ma tuo padre vuol farti diventare un po’ uomo: mi pare difficile, Ruggero, con un figlio con un pisello così piccolo! “ – Disse l’ Italiano bruno e riccio, molto bello e volgare. Detto questo i due Slavi si tolsero gli scarponi da lavoro: nella stanza si sparse il forte odore di sudore di piedi. Poi si sfilarono le calze di lana pesante, sudatissime ed appiccicaticce essendo sporche e non cambiate da giorni, e mostrarono agli occhi meravigliati di Massimo 4 piedi enormi, altro che 52; di sicuro uno portava il 56 e l’ altro il 59: due giganti! I piedi erano sporchissimi, giallastri per il sudore, appiccicosi e pieni di nero e caccole tra i diti, che si vedevano affiorare tra i piedi. Erano lerci come Massimo non ne aveva mai visti. Anche il padre e gli altri, intanto, si erano tolti scarpe e calze, e mostravano piedi sporchi, sudati, ma sopprattutto si mischiava nella casa il forte odore dei piedi non lavati. – “ Vediamo se il pisellino, toccandolo, cresce un po’ di dimensioni... “ – Disse il Marocchino. Tutti insieme toccarono con i diti dei piedi il pisellino molle di Massimo, a cui il padre aveva legato al solito i polsi dietro la schiena. Sollecitato da tanti piedi il pisellino si indurì e si allungò, ergendosi un pochettino, ma restava piegato come umiliato, davanti a maschi veri. Poi i 6 uomini tentarono di poggiare a turno i loro grandi piedi sul pisellino ritto, per farseli sostenere, prima uno solo, poi tutti e due, e poi in gruppo, ma il pisellino si piegava, con gran dolore del ragazzino. – “ E la prima prova è fallita! “ – Disse Ruggero. Certo il peso sarebbe stato insostenibile anche per dei maschi col cazzone durissimo, come i veri maschi, ma almeno uno il pisello di Massimo avrebbe dovuto sostenerlo! Intanto i 6 uomini fumavano e bevevano beatamente, divertendosi nell’ umiliare il ragazzo. Allora, informato dal padre del ragazzo sulla 2° prova cui sottoporlo, un’ Italiano disse: - “ Visto che il pisellino non ti riesce ancora farlo diventare duro per sostenere i nostri piedi, allora almeno ti servirà per contenere dentro qualcosa, come una fregna! “ - E tutti sghignazzarono come matti. Allora il Marocchino, che aveva acceso un fiammifero per accendere la sua nuova sigaretta, lo immerse lentamente nel buchino del pisellino di Massimo. Al solito Massimo mugolò per il dolorino, ma il Marocchino continuò ad introdurlo, sempre lentamente ma inesorabilmente nel profondo della cannuccia del pene, così da farglielo contenere tutto dentro. – “ Così un po’ si indurirà ‘sto cazzetto molle! Il fiammifero glielo farà stare dritto e rigido! Forza ragazzi, infigliamogliene tanti altri, così diventerà duro, rigido e anche largo!!! “ – Sghignazzate violente di tutti i maschiacci. E così a Massimo toccò contenere una ventina di fiammiferi infilati insieme dentro al pisello quasi fino in fondo, immersi nel buchino, che glielo slargavano e sgranavano tutto, prima bruciaccchiandolo sulla punta, essendo introdotti ancora caldi. Poi uno alla volta dagli uomini i fiammiferi venivano estratti di botto, e Massimo gemeva e si lamentava ad ogni strappo. – “ Non c’ è verso che riesca a sopportare zitto e muto, si lamenta sempre da checchina isterica! “ – Mormorò il padre, deluso, - “ Ma allora facciamolo lamentare per un grande dolore! “ – Dissero gli Slavi, che erano i più sadici. Infatti ogni maschio introdusse lentamente ed inesorabilmente tre sigarette, una alla volta, accese dentro il buchino del pisellino, scottandolo fin nell’ interno e facendo spegnere le sigarette dentro la cannetta di questo. Una vola spenta la sigaretta veniva estratta di botto e reintrodotta un’ altra accesa. Ne ricevette una ventina: si sentiva bruciare tutto dentro il pisello. Poi i 6 uomini, fecero ingoiare tutte le sigarette fumate ancora accese dentro la gola di Massimo. Ne ingoiò almeno una trentina, e lo stomaco e la gola adesso gli bruciavano. Poi altre sigarette vennero introdotte accese nelle narici. Massimo sbuffava e tossiva. – “ Guardate come gli fumano le orecchie e gli esce il fumo anche dalla bocca! “ – Gridavano tutti eccitatissimi e infoiati. – “ Adesso lo spegniamo un po’. Ruggero col piede sul naso, otturandoglielo, l’obbligò ad aprire la bocca per respirare, i 6 maschi si aprirono la patta dei pantaloni e ne fecero uscire 6 cazzoni enormi, in tiro, lunghi, dritti come fusi, larghi, enormi. A Massimo lo fecero eccitare alla vista. Le loro nerchie, gonfie di piscia, vennero svuotate nella gola e nello stomaco del ragazzo. – “ Lo annaffiamo con i nostri grossi serbatoi, come delle pompe che spengono il suo incendio interno! “ – Gridavano violenti. Massimo bevve non so quanti litri di urina, e dovette anche leccare e ciucciare le gocce rimaste, che colavano sulle canne rigide e direttamente dai buchi degli uccelloni. Aveva lo stomaco pieno di piscia, ma l’ infiammazione interna cessò. Allora gli uomini, con le vesciche sgonfie, rilassati, si accesero altre sigarette. I 2 Slavi, cole loro enormi mani e coi ditoni, da dietro a lui, iniziarono a torturargli e titillargli le tenere e rosse tettine, che al contatto delle ruvide mani e dita, si inarcarono premendo e diventando ritte e dure. – “ Proprio come le femmine, il cazzo c’ è l’ ha moscio, ma le tette sono durissime! “ – Disse arrabbiato il padre. – “ Gliele sgonfieremo noi! “ – Dissero i maschi Italiani. Intanto anche con gli alluci dei piedoni nudi, gli titillavano i capezzolini, glieli schiacciavano con i volgari ed enormi alluci, dai cui piedi usciva un fetore di sudore maschio, che inebriò il naso di Massimo. Mentre il ragazzo si beava del titillamento e dell’ odore dei piedi, a turno gli titillavano adesso le tettine colla punta delle sigarette accese, e mentre mugolava di dolore e di piacere, gliele spegnevano con forza sui capezzolini ritti, bruciacchiandoglieli. Poi a turno gli succhiavano i capezzoli indolenziti colla lingua e la saliva, accrescendogli la smania e il dolore. Ridevano e si divertivano da matti dei gemiti e dei lamenti del ragazzino, che però ne godeva assai. Poi fecero una gara coi piedi: dovevano infilare il più possibile nella gola di Massimo uno o anche due, magari di 2 uomini diversi, un piede o due, facendolo sprofondare fin quasi nella gola. Massimo aveva la bocca squarciata mentre i piedoni enormi gliela forzavano, cercando di entrare il più possibile, mentre il ragazzo quasi non respirava, gorgogliava dalla fatica di ingoiare e contenere due piedi così grandi nella bocca – “ E dai, infila, apri bene la boccuccia d’ oro, ti possediamo coi piedi, non ti piace? E non ti va il sapore dei nostri piedi sudati e lerci? Forza ingoia, lavativo, ancora di più. Dai forzate la bocca, ragazzi, tutti dentro li deve ingoiare! E dai, anche tu Ruggero, forza di più, li deve tenere fin dentro lo stomaco! Finocchiaccio di merda e mezza sega! “ – Violentemente lo insultavano i maschioni. – “ Aiuto! Mi scappa forte la pipì! Me la sto facendo addosso! “ – Riuscì a lamentarsi con i due piedoni in bocca Massimo. I maschiacci scoppiarono in una sonora risata di derisione. – “ Allora eccoti un’ altra dura punizione!!! “ – Dissero i muratori. Tutti i 12 piedoni enormi, schiacciarono il pisellino indolenzito e malconcio, gonfio di pipì, per le angherie subite, del ragazzino. Gli premevano sul buchino, chiudendoglielo e gridando: - “ E dai, trattieni! Tanto non riuscirai a pisciare prima di 3 ore: i nostri piedi ti otturano il pisello e ti faremo scoppiare la vescica, ah, ah, ah!!! “ – Si divertivano i 6 maschiacci prepotenti e violenti. Inoltre il loro pestaggio eccitava il ragazzo sempre di più, e il pisello era tutto viola e rosso, gonfio di pipì, martoriato da tutti quiegli enormi diti, che lo pestavano, torturavano e otturavano, titillavano senza alcuna pena! Dopo 3 ore esatte, tolsero di botto i piedi dal pisello e dal buchino di Massimo, uscì finalmente la pipì, che andò a finire di fare in bagno. Ma i maschi non gli dettero tregua, lo rincorsero in bagno, e mentre mingeva la pipì, tenevano il pisello tra i diti dei piedi, facendolo scorrere in su e in giù, così che un po’ urinava, un po’ gli chiudevano il buchino e doveva interrompere di fare pipì. Finalmente, quando ebbe fatta tutta la pipì, i maschi, sempre in bagno, tutti insieme continuarono a masturbarlo coi piedoni per un’ oretta e mezzo, sdraiato steso per terra, godendo tante volte ininterrottamente, senza riposo, mentre lo pestavano coi piedi, gli pigiavano la testa come fosse un pulsante, obbligandolo a subire immobile. – “ E adesso un po’ di sniffamento e di mangiare! “ – Urlarono insieme i muratori supereccitati. Lo trascinarono insieme, dandogli calci nel culetto, sulla faccia, in bocca e nel naso, nella sala, si sdraiarono sui divani e si fecero leccare e pulire i piedi lerci dalla lingua del ragazzo per ore. Massimo godeva nel baciare, leccare, slinguare, sniffare l’ odore fortissimo di piedi maschi e ingoiava tutte le caccole giallastre, nere, depositate tra i diti degli uomini, e pezzi di lana delle calze depositate negli spazi interdigitali, non avendoseli lavati da molti giorni; lappava e slinguava quell’ appiccicaticcio dei loro piedi giallastri, unti di sudore, ruvidi e callosi, volgari ed enormi, visti così da vicino, come dei Re giganti! – “ Ti piace eh, la puzza dei nostri piedi, sono buoni da ingoiare, vero? Hanno un buon sapore le caccole? Come ciuccia di gusto, la checchina, e come ingoia il succoso pasto, non finirebbe mai! Tutti a dovere li devi leccare e lavare! Sei il nostro bidet dei piedi lerci! “ – Sghignazzavano ed inveivano tutti con lui. Bevuti, eccitatissimi, arrapati, si aprirono le patte dei pantaloni e Massimo vide uscire 6 enormi nerchie, lunghissime, scure, odorose di muschio, già bagnate e gocciolanti di umori, ritte, larghe, lunghissime, enormi, da leccarsi i baffi! Massimo non aspettò nemmeno che glielo ordinassero, si fiondò su 2 e 3 cazzoni ed iniziò a succhiare e pompare come un forsennato! – “ Come gli piacciono al finocchio! Non vedeva l’ ora! E dai pompa e ingoia tutte in gola le nostre nerchie e bevi tutto il nettare fino all’ ultima goccia! “ – Anche il padre disse così. Uno ad uno sborrarono, anche alcuni contemporaneamente, dentro la gola del ragazzo, il quale succhiò ed ingoiò tutte le varie sborre collose e salate, lappando le ultime gocce e succhiando il liquido che restava direttamente dalle punte degli uccelloni, ancora duri e in tiro, sebbene avessero abbondantemente eiaculato. – “ Ti è piaciuto il nostro succo! Che scorpacciata che ne hai fatto! Devi avere lo stomaco gonfio di piscia e sborra insieme. Ma non è ancora finito! “ – Dissero esausti e rilassati i 6 machi. Adesso soffrirai un po’!!! “ – Uno degli Italiani gli pestò la testa col piede nudo, obbligandolo ad inginocchiarsi ed accosciarsi a terra, col pisellino malconcio in bella mostra, piccolo, ritirato e molle. Il Marocchino col piedone glielo masturbò u po’ per farlo divenire duro e lungo per come riusciva. Quando il pisello fu un po’ ritto, uno degli Slavi colla grande mano gli tirò su la pelle e glielo aprì, col prepuzio e il buchino aperto in bella mostra. Lo Slavo che aveva il piede più grande n° 59, coll’ enorme alluce iniziò a tentare di entrare nel buchino, forzandolo e sgranandolo, così che si aprì all’ inverosimile e l’ alluce riuscì ad entrare lentamente dentro il buco aperto, come una figa, e immergersi nella cannetta del pisello, inesorabilmente, come un trapano. Massimo sentiva un dolore lancinante, mentre il buco veniva dilatato dall’ enorme alluce e poi vide che il pisello si allargava e si gonfiava, contenendo l’ enorme lungo e largo alluce e anche qualche altro dito del piedone dello Slavo. Allora gridò ancora di dolore e di immenso piacere. Aveva i diti del piede che gli spingevano la prostata. Lo Slavo con maestria adesso ravanava dentro, girava il dito all’ interno senza pietà, sollecitandone un grande dolore-piacere. Stava per venire, il liquido però era otturato dall’ enorme alluce e esplose però trattenuto dall’ alluce enorme. Il dolore-piacere era immenso, mai provato! Massimo guaì e gridò di piacere. Allora di botto lo Slavo estrasse il piede dal pisello aperto, come una figa, lasciandoglielo svuotato, col buco enorme aperto e sgranato. – “ Ma adesso tocca anche a noi altri! “ – Gridarono arrapati gli altri maschi. E ad uno ad uno entrarono coll’ alluce tutti gli altri uomini, uno ad uno, dando altro immenso piacere al ragazzo, che ogni volta che veniva gridava di dolore-piacere, con lo sborramento otturato. Gli alluci degli uomini uscivano bagnati della sua sborra, che riusciva comunque un po’ ad uscire. Stanchi, sfatti, beati, gli uomini si masturbarono ancora a turno, schizzando sil viso e sul corpo nudo del ragazzino. Masimo era estasiato lì, inerme, spossato, col pisello aperto, violato, rosso viola, squarciato, col buco sgranato e aperto come una voragine. – “ Adesso nel tuo pisello ci potrebbe entrare anche un nostro cazzone!!! “ – Lo derisero i 6 violenti. Infine parlò il padre: - “ Bene da adesso sei un vero uomo, figlio mio! “ – “ Ma io voglio farlo ancora e tutte le notti! “ – Supplicò il ragazzo stremato. – “ Non ti preoccupare, tuo padre tutte le notti si divertirà così con te, e noi verremo ancora a divertirci con te nelle prossime sere libere, te lo assicuriamo! Noi non ti daremo tregua, bel finocchietto nostro schiavo! “ -

P. S. Se qualcuno volesse fare l’esperienza con me, anche la prima volta, solo o anche in gruppo con degli amici, può scrivere subito a [email protected] oppure Telegram @Sottodite ed io sarò felice di sottomettermi ai suoi o loro piedi sudati e puzzolenti!
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